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Home CICLISMO

Jai Hindley, da un urlo spezzato ai grandi maestri. Antologia di un successo inatteso

Jacopo Bergeretti by Jacopo Bergeretti
1 Giugno 2022
in CICLISMO
Jai Hindley era arrivato secondo al Giro d'Italia del 2020 (foto Instagram jhindley_)

Jai Hindley era arrivato secondo al Giro d'Italia del 2020 (foto Instagram jhindley_)

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La 105ª edizione del Giro d’Italia è stata vinta dall’australiano Jai Hindley. Chi il ciclismo lo mastica solo di tanto in tanto potrebbe storcere il naso e dire: ‘Ah, ma quindi non ha vinto un big?’. No, non ha vinto Yates, non ha vinto Carapaz, non ha vinto Dumoulin, non ce l’hanno fatta Nibali e Valverde. È stato Hindley a sollevare il Trofeo dell’Infinito all’Arena di Verona, il primo australiano della storia a farlo. Un successo che non nasce per caso ma che affonda le proprie radici in un paese che negli ultimi 20 anni di campioni ne ha sfornati parecchi.

Le prime pedalate dell’Hindley ciclista

26 anni compiuti il giorno prima della partenza del 105° Giro d’Italia e la maturità di un veterano. Jai Hindley della Bora Hansgrohe è diventato il primo aussie a vincere la corsa rosa. Non era tra i favoritissimi della vigilia ma nel 2020 aveva già sfiorato il successo finale, sfumato solo nella cronometro finale a favore dell’inglese Teo Geoghegan Hart, di cui però si stanno perdendo le tracce.

Hindley è professionista dal 2018, ma già prima si era messo in mostra in corse a tappa giovanili come il Tour de l’Avenir (quinto nel 2016) e il Giro d’Italia U23 (terzo nel 2017). Nel 2018 il Team Sunweb gli dà una possibilità tra i professionisti. La prima stagione del ragazzo di Perth è di adattamento, anche se lui prova a far classifica al Giro di Slovenia e partecipa al suo primo grande Giro: la Vuelta d’Espana. Nel 2019 corre il suo primo Giro d’Italia e poi comincia veramente a far parlare di sé con il secondo posto nella generale del Giro di Polonia dietro solo al russo Pavel Sivakov.

2020, l’anno della grande delusione

Il 2020 lo inizia vincendo nella sua Australia, poi scoppia la pandemia. Il Giro d’Italia è spostato ad ottobre e la Sunweb lo convoca. L’obiettivo è quello di aiutare il capitano della squadra, Wilco Kelderman, a fare classifica. Hindley lo fa e lo fa bene. Rimane ben posizionato in classifica. Nella 15ª tappa, con arrivo a Piancavallo, fa guadagnare a Kelderman qualche secondo rispetto agli altri. Lui rimane alla sua ruota e a fine giornata si ritroverà terzo nella generale proprio dietro al suo capitano ma con oltre due minuti di ritardo.

Passano i giorni, Hindley continua a migliorare, Kelderman comincia a dare segni di cedimento. Nella 18ª tappa, quella con il passaggio sullo Stelvio, Hindley tiene la ruota dei migliori e poi va a vincere lo sprint con Geoghegan Hart. Kelderman si stacca, ma si prenderà la maglia rosa con solo 12’’ su Hindley e 15’’ sull’inglese. La Sunweb ha il Giro d’Italia in mano, ma cosa fare? Chi deve essere il capitano? La risposta la dà la 20ª e penultima tappa con arrivo in quota a Sestriere. Geoghegan Hart attacca, Hindley risponde, Kelderman no.

Geoghegan Hart vince la tappa, Hindley si prende la maglia rosa ma con gli abbuoni i due sono appaiati in classifica con lo stesso tempo. Kelderman scivola terzo ma a oltre un minuto e mezzo dalla maglia rosa. Si decide tutto nella breve crono di Milano. Non c’è storia: l’inglese rifila 39’’ all’australiano in pochi chilometri. Un urlo spezzato in gola, la sensazione che l’occasione della vita sia perduta.

Giro 2022: è la strada che lo designa capitano

Nel 2021 la corsa rosa per Hindley non è fortunata e a metà percorso si deve ritirare. Nel 2022 l’australiano passa alla Bora Hansgrohe. Partecipa al Giro d’Italia dove la squadra non designa un vero e proprio capitano, ma ha tre punte di diamante: lui, Emanuel Buchmann ed ancora Kelderman.

La strada come sempre dice la sua e Hindley dopo la prestigiosa vittoria sul Blockhaus si assume i gradi di leader. Buchmann pure riesce a fare classifica ma sempre a grande distanza (ha chiuso settimo della generale). Hindley quando la strada sale rimane sempre davanti con Richard Carapaz e Mikel Landa. In generale sta incollato all’ecuadoregno a pochi secondi. Poi la grande prova di forza nella penultima tappa della Marmolada, una maglia rosa riconquistata dopo due anni e con un buon vantaggio questa volta. La crono finale non fa più così paura, torna l’urlo ma questa volta è di gioia.

I maestri australiani da cui ha potuto prendere spunto Hindley

È il primo australiano a vincere il Giro d’Italia. Una casualità? Probabilmente no perché negli ultimi 20 anni il ciclismo su strada oceanico è cresciuto molto. Oltre a Cadel Evans, vincitore del Tour 2011 e terzo al Giro 2013 sono stati tanti i ciclisti australiani a cui ispirarsi. Hindley avrà potuto vedere in tv Bradley McGee vestire tutte e tre le maglie da leader dei grandi giri, le volate di Robbie McEwen, le drenate di Mark Renshaw per tirare le volate di Cavendish o ancora le cronometro di Michael Rogers.

Cosa avrà pensato poi delle scalate di Richie Porte, della vittoria alla Milano-Sanremo di Matthew Goss e dei successi di tappa di Simon Gerrans e Michael Matthews? Con tutti questi atleti formidabili non è un caso che tanti australiani si stiano appassionando alla bicicletta, non è un caso che Jai Hindley da Perth abbia vinto il Giro d’Italia.

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