È stata riposizionata presso il piazzale San Gabriele da Gorizia a Torino la targa dedicata a Bruno Neri. L’ex calciatore granata è caduto in un conflitto a fuoco nel 1944 per mano dei nazifascisti. Neri si era arruolato partigiano e divenne vice comandante del Battaglione Ravenna non rinunciando comunque alla sua attività di allenatore e giocatore nella sua Faenza. La targa, inaugurata il 27 aprile 2019, è stata danneggiata nei giorni scorsi e ripristinata nella mattinata di domenica 10 luglio.
Bruno Neri, una vita da mediano tra Faenza, la Toscana e Torino
Qualche giorno fa la targa in ricordo del calciatore e partigiano Bruno Neri era stata danneggiata da qualche idiota. Situazione immediatamente risolta nel giro di poche ore con il ripristino e la nuova inaugurazione avvenuta nella mattina del 10 luglio. La targa si trova presso il piazzale San Gabriele da Gorizia a Torino, città nella quale Neri ha giocato, sponda granata, dal 1937 al 1940.
Neri ad inizio carriera giocava come terzino destro poi spostatosi mediano negli anni. Classe 1910 aveva cominciato la propria carriera nella sua Faenza prima di passare al Livorno nel 1928. Un anno in amaranto e poi il passaggio in quella che sarebbe stata la maglia da lui più indossata nella propria carriera, quella della Fiorentina. Con i viola rimase sino al 1936, mentre nella stagione successiva passò nella Lucchese allenata dal futuro allenatore del Grande Torino, Egri Erbstein.

Nel 1931 si rifiutò di omaggiare le autorità con il saluto romano
Una stagione importante visto che Vittorio Pozzo lo convocò con la Nazionale italiana dove disputò anche tre partite. Nel 1937 il suo passaggio al Torino dove rimase fino al 1940, anno dell’entrata dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia anche nel periodo bellico non abbandonò completamente il calcio. Tornato a Faenza allenò la squadra della città nel 1940/41 per quanto possibile e prese parte al Campionato dell’Alta Italia nel 1944.
Da sempre si dimostrò contrario al regime fascista. Molto famosa divenne la sua foto nel 1931 quando fu l’unico a non salutare le autorità con il saluto romano. Si avvicinò agli ambienti dell’antifascismo ed entrò in contatto con Don Luigi Sturzo e con il futuro presidente della Repubblica Giovanni Gronchi. Morì il 10 luglio 1944 a Marradi nell’Appennino toscano ucciso dal fuoco nazifascista durante una perlustrazione. La targa in sua memoria in piazzale San Gabriele da Gorizia è stata ripristinata esattamente 78 anni dopo la sua morte.